The Sven Line

In curva, in salita, in mezzo al fango, c’è chi preferisce tenere la linea interna e chi invece quella esterna. E poi c’è la linea di Sven, ma per pedalare su quella serve inevitabilmente una dose adeguata di “svenness”. La serie completa #SVENNESS dedicata a Sven Nys è disponibile sul canale vimeo di In the crosshairs.

Roger

rdv

Le corse finiscono sulla riga bianca
Roger De Vlaeminck

Una figura armoniosamente seduta in bicicletta. Il dorso orizzontale, parallelo all’asfalto, le braccia a squadra, con le mani sulle leve dei freni, il busto fasciato da una maglia blu con la scritta Brooklyn e larghe strisce verticali bianche e rosse. Il telaio è di un blu brillante su cui risaltano le scritte GIOS Torino in bianco. Il manubrio ha una curvatura accentuata che ricorda quelli da pista. Le leve dei freni sono montate un po’ piu’ in basso del solito e spuntano ben sotto la linea dei corni bassi. Il corridore è senza caschetto, in fuga da solo, nel pieno dello sforzo, proteso nella ricerca della velocità. Il vento guizza nella massa dei capelli scuri e sfiora le lunghe basette. Siamo negli anni ’70, nel finale di una edizione della Paris-Roubaix, la tormentata classica primaverile del pavé.

Questa immagine è diventata un’icona della storia del ciclismo e un simbolo del ciclismo degli anni ’70. Si tratta di Roger De Vlaeminck, belga, classe ’47, meglio conosciuto come le Gitan, lo zingaro, dal fatto che i genitori per lavoro giravano le fiere, oppure come Monsieur Roubaix. Già perché di Parigi-Roubaix nella sua carriera – dal 1969 al 1984 – ne ha corse quattordici, vincendone quattro, arrivando quattro volte secondo, una volta terzo e, tranne un ritiro, mai oltre il settimo posto. Un vero e proprio record.

E forse ne avrebbe potute vincere anche di piu’. Ma nel 1978 firmo’ un contratto con la Sanson e si trovo’ in squadra con Francesco Moser, il quale vinse la corsa nel ’78, ’79 e ’80. Per due volte Moser scatto’ prima di De Vlaeminck, che ovviamente non poteva inseguirlo, ed entrambe le volte il belga si piazzo’ al secondo posto.

La leggenda vuole che De Vlaeminck abbia forato solo tre volte nelle sue quattordici Roubaix, la prima volta nel 1979, all’undicesimo tentativo, quando invece molti corridori forano di piu’ nell’arco di una sola edizione. Fortuna? Abilità nell’evitare le insidie della strada? Di certo De Vlaeminck era un acrobata, a suo agio ovunque su una bici, dalle pietre della Roubaix ai sentieri fangosi del ciclocross, la specialità che lo aveva avvicinato al ciclismo e che insieme al fratello maggiore trasformo’ negli anni ’70 in una faccenda di famiglia.

Fu proprio per emulare il fratello Erik che il ragazzino Roger abbandono’ il calcio per la bicicletta. Nel 1968 i fratelli De Vlaeminck si presentarono entrambi ai mondiali di ciclocross in Lussemburgo. Erik vinse il titolo nei professionisti e Roger quello dei dilettanti. Erik era un vero e proprio specialista. Raccolse poca fortuna su strada, ma nel ciclocross fu campione del Mondo per sette volte tra il 1966 e il 1973. L’unico anno in cui manco’ il successo fu il 1967 perché danneggio’ la bici in corsa. Fu anche per quattro volte campione nazionale belga (1967, ’69, ’71 e ’72).

Sul fango anche Roger riusci’ a vincere nel 1975 un Campionato del Mondo, risultato che su strada invece sfioro’ soltanto, piazzandosi nello stesso anno secondo dietro all’olandese Kuiper. Fu poi tre volte campione nazionale belga su strada (1969 e ’81) e tre volte nel ciclocross (1974, ’75 e ’78). Per un periodo Roger ed Erik corsero insieme nella Brooklyn Chewing Gum, la squadra allestita da Giorgio Perfetti (patron) e Franco Cribiori (direttore sportivo) in cui Roger milito’ tra 1973 e il 1977.

Nella stessa squadra correva anche il piu’ grande interprete delle Sei Giorni, Patrick Sercu. E a ulteriore testimonianza della sua versatilità in bicicletta, De Vlaeminck si cimento’ anche in pista e proprio in coppia con Sercu vinse la Sei Giorni di Gand nel 1971, e si laureo’ campione belga dell’Americana nel 1972.

De Vlaeminck è uno dei soli tre ciclisti, insieme a Rik Van Looy e Eddy Merckx, ad avere vinto tutte e cinque le classiche monumento. Oltre alla Parigi-Roubaix, ha infatti vinto la Liegi-Bastogne-Liegi nel 1970, la Freccia Vallone nel 1971, la Milano-Sanremo nel 1973, 1978, e 1979, il Giro di Lombardia nel 1974 e 1976, e il Giro delle Fiandre nel 1977. Al Giro delle Fiandre del 1977 succhio’ la ruota di Maertens per gli ultimi cento chilometri per poi passarlo a duecento metri dall’arrivo. Maertens fu poi squalificato per doping e cambio non consentito della bicicletta, cosi’ come Planckaert, giunto terzo (doping). Al Lombardia del ’74 e alla Roubaix del ’75 invece De Vlaeminck si tolse la soddisfazione di battere un Eddy Merckx in maglia di campione del mondo.

Nonostante fosse chiaramente un corridore da classiche, De Vlaeminck vinse una tappa alla Vuelta Espana e una al Tour De France, ventidue tappe al Giro d’Italia, dove conquisto’ anche la classifica a punti al nel 1972, ’74 e ’75, sei tappe e la classifica generale al Giro di Svizzera del 1975, e per sei volte consecutive a partire dal 1972 la classifica generale alla Tirreno-Adriatico. Al suo ritiro, nel 1984, aveva vinto 257 corse. Torno’ al primo amore, il ciclocross, come allenatore. Negli ultimi anni per il team belga John Saey-Deschacht e come consulente per la nazionale dello Zimbabwe per la preparazione ai mondiali del 2005 in Germania.

Oggi Roger De Vlaeminck compie 66 anni. Auguri, Monsieur Roubaix!

Campionati Italiani Ciclocross all’Idroscalo

Dopo che la pioggia ha innaffiato abbondantemente le gare della giornata di sabato, domenica invece non piove sul circuito disegnato da Vito Di Tano sulle sponde dell'idroscalo per i Campionati Italiani di Ciclocross 2010 organizzati dal GS Guerciotti. E intorno alle 14,00, quando parte la gara degli Elite, evento conclusivo della due giorni ciclocrossistica milanese, c'è un pallido sole.

36 i partenti in griglia, la consueta volata subito dopo il via per immettersi sul tratto sterrato e poi ai primi passaggi sul traguardo passa in testa Enrico Franzoi nella nuova livrea del team belga BKCP Powerplus, dove si è appena accasato per poter finalmente coltivare come si deve il suo talento di ciclocrossista.

E non poteva scegliere approdo migliore, dato che a condividere con lui la stessa casacca ci sono personaggi del calibro di Niels Albert, campione del mondo in carica,  del figlio d'arte Radomir Simunek Jr. e della giovanissima Sanne Cant, che si è appena laureata il Campionessa nazionale belga 2010, titolo che vale quasi piu' di un campionato del mondo.

Al terzo passaggio sotto lo striscione pero' Franzoi ha già dovuto lasciare la testa della corsa a un indiavolato Marco Aurelio Fontana, che che corre con i colori del Cannondale Factory Racing Team dopo che per anni ha vestito la gloriosa casacca nerostellata del team di casa, il GS Guerciotti.

A vederlo salire e scendere nel fango sulle rampette del percorso sembra che vada fortissimo ma forse quando è in bici a lui sembrerà di andare piano dato che corre anche in motocross e nei rally e sogna di conoscere Valentino Rossi.

Fontana continua nella sua progressione, Franzoi insegue per tutta la gara ma alla fine arriva staccato di 18 secondi è costretto a cedere il titolo, complice anche la sfortuna. Forano infatti entrambi, Fontana proprio nei pressi dei box, Franzoi invece parecchio piu' lontano, il che lo costringe ad arrancare per un bel tratto prima di poter cambiare la bici. Terzo Marco Bianco.

Foto della gara Elite e delle altre gare dei campionati disponibli sul flickr di solobike.

Fango, marubini e cotechino

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Il gonfiabile all'arrivo non c'è, ma se ci fosse non potrebbe avere che la forma di un enorme cotechino cremonese. Il fango invece quello c'è, abbondante come ad ogni festa del ciclocross che si rispetti, perché diciamocelo, in fin dei conti senza fango la corsa sarebbe un po' come una minestra insipida.
E dopo non sapremmo cosa raccontarci.

Il fango ti impasta le ruote, i freni, i pedali, i suoi schizzi ricoprono rapidamente con una crosta appiccicosa te e la tua bicicletta. Tu cerchi di attraversarlo e toglierti dal pantano il piu' in fretta possibile e lui invece cerca di attirarti a sé.

Tu arranchi con il naso sul manubrio e lo sguardo per terra, e lui è sempre li', a meno di un metro sotto di te che non la smette di muoversi e sgusciare sotto le ruote che non riescono a trovare appiglio. 

Tu ti sforzi di apparire serio, concentrato, convinto di quello che stai facendo e lui ti guarda con il sopracciglio alzato, si mette a sghignazzare, irride i tuoi sforzi.

Quest'anno siamo arrivati in 85 il giorno della Befana a farci prendere in giro dalla mota a Villarocca di Pessina Cremonese, che per un giorno diventa Rockville, l'ormai tradizionale teatro dei Campionati Italiani di Ciclocross Singlespeed, grande festa del cross monomarcia, giunta alla terza edizione.

85 pazzi piu' o meno in mutande nell'aria fredda di gennaio a macinare melma su biciclette senza cambio per un'ora. Uno spreco di energia indicibile. Migliaia di calorie gettate al vento. Roba che se anziché in sella ci avessero messo una metà a tirare la sfoglia e l'altra metà al tritacarne a passare il ripieno c'era da confezionare marubini per sfamare un reggimento.

Marubini, cotechini e altre prelibatezze invece ci arrivano per pranzo, quando ormai la trance agonistica è cessata e abbiamo già ripreso conoscenza grazie al vin brulé e al té caldo somministratici in modo provvidenziale sotto il gazebo subito dopo l'arrivo.

I volti dei nuovi campioni italiani 2010 e la classifica completa li trovate su singlespeed-italy.com, altre impressioni della gara su sui blog di ciclistica e la stazionedellebiciclette. Le foto della kermesse sono disponibili a decine su:

Coda
Dirtyink
Laflammerouge
Naoto
Orme
Pro-M
Spiedo

Grazie a tutti e alla prossima!