Categoria: Disegno
Penel 2017 cycling jersey
Beh, ci voleva. Dopo qualche anno abbiamo ridisegnato la maglia per l‘Osteria Penel di Lugano, dove la passione per la bicicletta è pari a quella per il buon vino e il buon cibo. E questa volta la maglia trasuda “swissness” da ogni fibra. La nuova maglia è dedicata all’indimenticato “pédaleur de charme“, il campione zurighese Hugo Koblet, il cui proverbiale pettine spunta da una delle tasche posteriori, e al Ticino, meravigliosa regione che oltre ad essere un paradiso per chi pedala ed è capace di regalare ottime soddisfazioni anche agli amanti il vino. Se poi vi piacciono tutte e due le cose, beh, non potrete fare a meno di farci un salto. Anche questa volta ringraziamo biciclista.it per la collaborazione.
graphic design: ciclisucarta.it
produzione: biciclista.it
Filippo Ganna
Filippo Ganna ha vinto la medaglia d’oro nell’inseguimento individuale ai Campionati del Mondo di Ciclismo su pista svoltisi a Londra la settimana scorsa. Filippo si chiama Ganna come il vincitore del primo Giro d’Italia, nel 1909, ma non sono parenti. L’ultima volta che l’Italia ha vinto una medaglia d’oro nell’inseguimento individuale è stato nel 1976, con Francesco Moser. Filippo Ganna oggi ha solo 19 anni e si, si sapeva che in bici andava forte, pero’ forse nessuno si immaginava cosi’ forte. E da subito. Insomma il disegnino qui sopra se l’è proprio meritato.
Yoon Hyo Joon
Qualche lavoro di Yoon Hyo Joon alias Panicmonk.
Rupert Smissen
Rupert Smissen è un illustratore che vive e lavora a Londra, specializzato in ritratti e lavori figurativi in genere. Tra gli altri lavori ha fatto anche una serie di illustrazioni dedicate ad alcuni corridori, per il progetto Cycle Stars: A Trump Card Game, un mazzo di carte pubblicato dalla casa editrice Laurence King.
Christopher Behrens
Christopher Behrens è un personaggio poliedrico che nella sua vita si è cimentato come attore, sceneggiatore, regista, illustratore, ma quello conta soprattutto per noi è che pedala e dipinge.
Karl Kopinski
Karl Kopinski è un pittore ed illustratore che vive a Nottingham, in Inghilterra. Da sempre appassionato al disegno, lavora come freelance in molti ambiti e per svariati media, tra i quali illustrazioni per libri, concept design per videogiochi, ritratti e dipinti storici militari e per i lavori nel genere fantasy e fantascienza. Ad esempio è conosciuto soprattutto per essere uno degli illustratori delle leggendarie carte del gioco Magic: the Gathering!. Innamoratosi del ciclismo, ha dedicato una serie di meravigliosi ritratti dedicati ad atleti diventati icone della storia del ciclismo, da Coppi a Simpson, da Bartali ad Anquetil, giusto per citarne alcuni.
Vincent Kamp
Vincent Kamp è un artista inglese che dipinge, disegna e scolpisce. Poi pedala e corre, e qualche cosa di queste sue passioni finisce inevitabilmente nei suoi quadri. A giugno 2015 parteciperà con le sue opere a beyondthepeloton, una mostra di quadri e foto che celebra il ciclismo inglese e che si terrà a Londra.
Deepa Mann-Kler
Deepa Mann-Kler è un’artista inglese che si esprime si attraverso installazioni luminose al neon che con la pittura e il disegno. E che ha una grande passione per il ciclismo.
A tribute to Dario Pegoretti
Dario Pegoretti è da anni uno degli artigiani telaisti piu’ apprezzati nel mondo. Costruisce biciclette pensate per andare veloce ma che non mancano di stupire per la loro bellezza e originalità, che hanno vinto corse professionistiche importanti ma anche premi di design e si sono guadagnate le vetrine dei musei. La settimana scorsa Dario è passato da Milano per una chiacchierata sull’arte di costruire le biciclette che si è tenuta nei locali di Upcycle Café. Nonostante sia passato molto tempo, abbiamo rivisto l’uomo genuino e appassionato del suo lavoro che avevamo conosciuto in una visita alla sua officina ormai quasi dieci anni fa. Con l’occasione riproponiamo qui il testo a suo tempo dedicatogli e apparso sulla vecchia versione di ciclisucarta.it, accompagnato da un nuovo lavoro grafico.
Souvenir da Caldonazzo
25.4/28.6/28.6. Sono i diametri dei tubi: orizzontale, piantone, obliquo. Le misure classiche. Il 90/60/90 delle biciclette. Tubi magri e tondi di acciaio tagliati, sgolati, infilati nelle congiunzioni e saldati. O meglio, brasati. Già perché all’inizio, prima dell’avvento del cannello, per saldarli li cuocevano davvero sulle braci. Preistoria, direte voi. Preistoria o no, negli anni ’70 e ’80 le bici le facevano così. E venivano piuttosto bene. Dalle parti di Varese c’era una ditta che produceva le migliori congiunzioni in lamiera stampata e tra Lombardia e Veneto c’erano un sacco di laboratori in cui abili artigiani erano indaffarati a costruire telai a ritmi serrati. E non pensate ai soliti nomi. La maggior parte dei telaisti costruiva infatti soprattutto per altri, per i più grossi, in conto terzi. Lavoravano nell’ombra, erano il serbatoio cui attingevano le case che già godevano di maggior fortuna, che erano riuscite a imporre il proprio marchio grazie alle sponsorizzazioni o a qualche azzeccata idea imprenditoriale che non si chiamava ancora marketing. Era la scuola telaistica italiana. O, se preferite, erano i taiwanesi di una volta. Comunque, a imparare da noi arrivavano fino dagli Stati Uniti e dal Giappone. C’era grande passione, creatività, quella vera, e la qualità era molto elevata. Molti erano in gamba, qualcuno magari si arrangiava, qualcuno era addirittura brillante, ma non sempre ebbe il maggior successo commerciale.
Dario Pegoretti fa il telaista da quasi trentacinque anni. E’ stato allievo di Luigino Milani, uno dei migliori. Attivo a Verona sino agli inizi del ’90, gran talento nell’organizzare il lavoro, nell’inventarsi sistemi ed utensili per renderlo più snello e veloce, tanto che con quindici dipendenti riusciva a sfornare duecento telai al mese. Poco conosciuto al grande pubblico, anche lui lavorava molto come terzista, e per i marchi migliori. Quando la Milani Cicli chiude Dario Pegoretti si mette in proprio. Prima a Illasi, poi a Levico Terme e da qualche anno a Caldonazzo. Gli inizi non sono facili, ma Dario ha capacità, esperienza, e passione da vendere. E’ uno dei primi a sperimentare con la saldatura a TIG, quando ancora nessuno sa nemmeno da che parte cominciare. Collabora con le aziende più importanti e getta le basi di quella fama che lo porterà in breve a costruire i telai destinati ai corridori professionisti. La sua mano diventa richiesta. A quei tempi sono in pochi a saperlo ma molti dei migliori corridori degli anni ’90 corrono e vincono con i suoi telai. Nel ’97 inizia a firmare i telai con il suo nome e oggi è uno dei pochissimi telaisti rimasti in Italia. Costruisce telai da strada e da pista eccezionali. Il paradosso è che li vende quasi esclusivamente all’estero. Già, perché noi italiani siamo un po’ strani. Anzi, parecchio. Pensate che una volta un cliente gli ha ordinato un telaio e gli ha chiesto se poteva firmarlo con il nome di un altro costruttore…
Sulla copertina di un catalogo di qualche anno fa, Dario citava Mies van der Rohe: “La forma non è il fine ma il risultato del nostro lavoro”. Si è dato poche, semplici regole: ottenere il miglior prodotto possibile in termini di prestazioni e di affidabilità. Lo sguardo è sempre rivolto alle competizioni. E la forma ha sempre una radice tecnica. Come se fosse l’unica possibile. Come nel caso della scelta dei tubi rotondi, il miglior compromesso tra rigidità laterale e resistenza alla torsione. Il designer Enzo Mari ha scritto: “Una forma per me è buona quando è…quando ai più sembra troppo povera…Dunque quando non sembra, e per non «sembrare» deve corrispondere alla sostanza delle cose.” Chissà, forse Mari e Pegoretti andrebbero d’accordo. Oggi a Caldonazzo lavorano in tre. Dario, Pietro e Zoran. Un telaio Pegoretti è un prodotto autenticamente artigianale. Forse uno dei pochi rimasti. Tutto il processo è eseguito manualmente con la massima cura: dal taglio dei tubi alla verniciatura. Dario poi va anche oltre: studia le grafiche, si disegna da solo i cataloghi…
Assistere alla costruzione di un telaio nell’officina di Dario è un’esperienza affascinante. Una di quelle che mentre la vivi ti senti felice anche perché pensavi che ormai non ci fosse più in giro niente del genere. E’ un modello saldamente acquisito, ripetuto e tramandato nel tempo che ti si dispiega davanti attraverso gesti precisi che l’esperienza ha reso semplici e naturali. Dario è uomo concreto e come tale è incline a smitizzare, a riportare le cose alla loro giusta dimensione. Non si stanca di ripeterti che la bici è un oggetto semplice, “e’ una bici, mica un aeroplano”, e che costruire un telaio “è un lavoro che si fa a occhio”. Semplici sono inevitabilmente anche gli strumenti che usa per costruirla, che lui chiama familiarmente “tòchi de fèro”, ma che in realtà sono utensili bellissimi, quasi tutti autocostruiti, che ti colpiscono per la loro essenzialità e intelligenza. Non so quanti telai ci siano in giro in cui la scatola del movimento è stata saldata sulle note dei Pink Floyd, i forcellini posteriori su quelle di John Coltrane e il nodo sella con il Bolero di Ravel come sottofondo. A Caldonazzo succede spesso. Anzi, se vi venisse da chiedervi come mai la musica si sente così bene in officina è perché Dario ci tiene particolarmente e per non sbagliare si costruisce da solo casse ed amplificatore…