Penel 2017 cycling jersey

Beh, ci voleva. Dopo qualche anno abbiamo ridisegnato la maglia per lOsteria Penel di Lugano, dove la passione per la bicicletta è pari a quella per il buon vino e il buon cibo. E questa volta la maglia trasuda “swissness” da ogni fibra. La nuova maglia è dedicata all’indimenticato “pédaleur de charme“, il campione zurighese Hugo Koblet, il cui proverbiale pettine spunta da una delle tasche posteriori, e al Ticino, meravigliosa regione che oltre ad essere un paradiso per chi pedala ed è capace di regalare ottime soddisfazioni anche agli amanti il vino. Se poi vi piacciono tutte e due le cose, beh, non potrete fare a meno di farci un salto. Anche questa volta ringraziamo biciclista.it per la collaborazione.

www.osteriapenel.ch

graphic design: ciclisucarta.it
produzione: biciclista.it

Rupert Smissen

Rupert Smissen è un illustratore che vive e lavora a Londra, specializzato in ritratti e lavori figurativi in genere. Tra gli altri lavori ha fatto anche una serie di illustrazioni dedicate ad alcuni corridori, per il progetto Cycle Stars: A Trump Card Game, un mazzo di carte pubblicato dalla casa editrice Laurence King.

C’était des grimpeurs

Equipe Born to Climb

Bella pagina del sito de l’Equipe Explore dedicata ai piu’ grandi scalatori della storia del ciclismo, con testo di Philippe Brunel disponibile in francese o in inglese e arricchita da foto, illustrazioni e video. Le illustrazioni sono di Hugues Micol.

 

Grand Tours Project

“La bici è un simbolo meraviglioso, il mezzo ideale per aumentare la consapevolezza sulla necessità di proteggere l’ambiente. Mi piace pensare che il mio messaggio di quasi cinquantenne vada ai coetanei, magari uomini d’affari come me. Gente che ha in mano una piccola o grande fetta di potere, che si entusiasmi e spinga per cambiare l’attuale mentalità distruttiva e arrivare ad un uso intelligente della tecnologia. Il mondo ne ha bisogno. Se la mia iniziativa può servire a questo avrò centrato l’obiettivo”.

Keith Tuffley

Keith Tuffley, avvocato 48enne di origine australiana che risiede in Svizzera con un passato da manager nel settore bancario e la passione della bici, nel 2011 ha fatto il Tour de France e nel 2012 ha fatto il Giro d’Italia. In entrambi i casi in solitaria, percorrendo tutte le tappe ufficiali, lo stesso giorno in cui le correvano i corridori, partendo al mattino alle 6.00 per arrivare prima che la polizia chiudesse la strada per il passaggio della carovana ufficiale.

Nel 2007 un giornalista francese, Guillaume Prebois, aveva fatto qualcosa di simile, aveva cioè anche lui percorso tutte le tappe del Tour de France, in quel caso un giorno prima della corsa ufficiale. In entrambi i casi nobili ma diverse le motivazioni che spingono i due appassionati. Prebois è salito in sella per difendere la sua idea di ciclismo trasparente e autentico, “a l’eau claire”. Per dimostrare insomma che è possibile per una persona normale, uno sportivo ma non un superuomo, compiere un’impresa come il Tour de France senza l’ausilio del doping.

Tuffley invece si è cimentato nelle sue imprese ciclistiche con l’obiettivo di raccogliere fondi a sostegno della salvaguardia dell’ambiente. Nel 2012, partito con l’obiettivo di raccogliere 21’000 dollari (1’000 per ogni tappa), è riuscito invece a devolverne alla causa ambientale addirittura 33.000, divisi equamente fra WWF e due organismi australiani per la protezione dell’ambiente, il Great Berry Barrier Reef Foundation e il Bush Heritage Australia.

Per il 2013 Tuffley ha deciso di alzare ancora la posta in gioco, e si è impegnato a percorrere tutti e tre i Grandi Giri, vale a dire Giro d’Italia, Tour De France e Vuelta a España, sempre nello stesso giorno delle tappe ufficiali e tutti è tre nello stesso anno. Si tratta di 63 giorni di bicicletta, per complessivi 10’523 chilometri e 150’000 metri di dislivello.

L’impresa è ciclisticamente degna di nota, anche perché tra i professionisti ci sono solo 23 corridori che nella storia hanno completato i tre Grandi Giri nello stesso anno, e Tuffley sarebbe in assoluto il primo ciclista amatoriale a farlo.

Completato con successo dal 4 al 26 maggio il Giro d’Italia, Tuffley è ora da qualche giorno impegnato nel Tour de France. Il progetto è documentato sul sito grandtoursproject. com, che ospita immagini e video quotidiani sull’impresa ciclistica, oltre a storie, citazioni e vario materiale dedicato al tema della sostenibilità e della salvaguardia ambientale. L’impresa di Keith Tuffley si puo’ seguire anche su twitter @grandtours2013.

Eddy Merckx by Horst Brozy

eddymerckx

Eddy Merckx in maglia gialla impegnato nella leggendaria 17ma tappa del Tour de France 1969, disputatasi il 15 luglio da Luchon a Mourenx Ville Nouvelle, ritratto dalla matita di Horst Brozy nel 2010.

Merckx aveva 24 anni ed era alla sua prima partecipazione al Tour. Vinse quel tappone pirenaico, lungo 214,5 km e che comprendeva la scalata di Peyresourde, Aspin, Tourmalet e Aubisque dopo quasi 140km di fuga solitaria e con quasi 8 minuti di vantaggio sul secondo arrivato, Michele Dancelli.

Merckx era scattato a 200m dal GPM sul Tourmalet, e non era piu’ stato raggiunto, nonostante una crisi, come racconta egli stesso: “Io vado avanti, a testa bassa, quando comincio a sentire il peso della fatica. Le forze vengono meno, la testa comincia a girare, la vista si annebbia. Crisi, crisi nera. A 15 chilometri dall’arrivo, sfinito, mi rivolgo al mio direttore sportivo, Guillaume Driessens: «Sono morto, non ce la faccio più, non so nemmeno se ce la faccio ad arrivare fino in fondo». E lui: «Eddy, non mollare, gli altri sono lontani: sono più stanchi di te». Bevo qualcosa, mangio dello zucchero, ma le forze sono quelle che sono. Cerco di raccogliere dentro di me tutte le energie rimaste. La mia pedalata intanto si fa più pesante, goffa, poco redditizia, ma arrivo: sfinito. Dancelli, Poulidor e Pingeron, arriveranno con 7 minuti di distacco“.

Fu il primo dei cinque Tour vinti da Merckx, che in quell’edizione vinse altre quattro tappe e arrivo’ a Parigi con quasi 18 minuti di vantaggio su Roger Pingeon.

 

Pat Cleary

pat cleary
Dipinto di Pat Cleary che ritrae il corridore svedese Sven-Åke Nilsson in maglia Miko-Mercier-Vivagel mentre scatta in salita in una tappa del Tour de France 1980. Nilsson concluse quel Tour al 7° posto. Al dipinto è associata una storia curiosa. Infatti in un vecchio articolo apparso sulla rivista statunitense Winning che documentava il lavoro di Cleary gli venne associata una didascalia sbagliata, che indicava nel corridore non Nilsson bensi’ nientemeno che l’Aquila di Toledo Federico Martín Bahamontes, uno dei piu’ grandi scalatori di sempre, retrodatando l’episodio ritratto al 1963. Nonostante il proprietario del quadro, nonché lettore di Winning, abbia provveduto a chiarire l’equivoco, da allora l’errore si è propagato in rete e il dipinto, talvolta anche scambiato per una foto, viene regolarmente associato a Bahamontes. via velominati.